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Scritto Marted́ 07 luglio 2009 alle 14:59

Ormai ci si accontenta di un brandello di Giustizia

Forse, nonostante il ruolo sempre più effimero cui è ridotta la nostra memoria di teledipendenti, qualche lettore ricorderà ancora a due anni di distanza il tragico caso di Vanessa Russo. Il 26 Aprile del 2007 Doina Matei, una giovane ex prostituta romena, nel corso di un diverbio scoppiato per futili motivi in un`affollata stazione della metropolitana di Roma, colpì con la punta del suo ombrello un occhio della sua sventurata coetanea italiana. Il colpo danneggiò un`arteria cerebrale e Vanessa Russo morì due giorni dopo in ospedale. Il 18 Dicembre la Matei venne condannata a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, pena poi riconfermata in appello il 25 Novembre dell`anno scorso. L`omicidio preterintenzionale (praeter intentionem: oltre l`intenzione), come viene definito dall`art. 584 del Codice Penale, consiste nell`uccisione accidentale di una persona contro la quale si stia esercitando una ingiustificata violenza, ed è sanzionato con una pena compresa tra i 10 e i 18 anni: sentenza dunque severa (forse si sarebbe potuto tener conto della terribile storia di violenze subite nel nostro paese dalla giovane romena), ma ineccepibile. Diciotto mesi prima della tragica fine di Vanessa, il 25 Settembre del 2005, un altro ragazzo moriva vittima di un feroce pestaggio: il diciottenne Federico Aldovandi, dopo essere stato fermato a Ferrara su segnalazione di una passante preoccupata per averlo visto vagare in apparente stato confusionale, venne ferocemente picchiato da quattro agenti di polizia con i manganelli in dotazione (due dei quali risultarono essersi rotti nell`operazione!) mentre veniva tenuto schiacciato con la bocca contro l`asfalto. I lettori che se ne ricordano saranno certo ancor meno di quelli che serbano memoria della povera Vanessa: l`imbarazzante episodio non era di quelli che conviene pubblicizzare troppo a chi controlla i mezzi di informazione. Omicidio preterintenzionale? Un povero profano come me è portato a dire di sì: anche in questo caso non ci fu la volontà di uccidere, e anche in questo caso si sarebbe potuto tener conto dello stress cui erano sottoposte le pattuglie di polizia in servizio notturno anche prima di dover badare (come se non bastassero già i criminali e l`inadeguatezza dei mezzi) alle ronde tanto volute dal Ministro degli Interni. Invece no: i quattro agenti sono stati condannati ieri in primo grado a tre anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo dovuto a eccesso nell`uso dei mezzi in dotazione. La mamma della vittima, che assieme con il papà temeva anche di peggio, ha commentato che almeno “ora quei quattro non devono più indossare la divisa". È già qualcosa, ma come è ridotto il nostro paese! I cittadini devono essere contenti quando ottengono qualche brandello di giustizia (pur considerandomi di sinistra non sono, come vedete, un "dikastelatra"), mentre il potere controlla ormai con successo la massa dei sudditi convincendo i penultimi che la colpa di tutti i loro mali non è dei primi (e di loro stessi), ma degli ultimi. Povera Italia.


Michele Bossi



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