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Scritto Sabato 21 novembre 2009 alle 17:07

Acqua: che cosa cambia di nuovo dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato una parte della Legge Regionale

Lecco

Come spesso è accaduto negli ultimi anni la questione dell’acqua vede le normative cambiare in continuazione, gettando gli amministratori pubblici in una situazione di mancanza di certezze e di provvisorietà, è successo in questi giorni con il decreto Ronchi, su cui già si è scritto molto,  è successo ieri con una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la separazione - tra gestione di reti / impianti e l’erogazione del servizio - prevista dalla legge regionale lombarda.

A questo punto il percorso e le decisioni che stavano per essere assunte dall’ A.T.O. provinciale di Lecco vengono messe in discussione e tutto sembra rinviato ai prossimi mesi o forse anni.

Se l’alternativa alla legge regionale fosse il mantenimento dell’univocità del servizio con affidamento diretto ad una società pubblica sarebbe un fatto molto positivo, ci troviamo invece in una situazione normativa nazionale che ha definito la progressiva privatizzazione del servizio e che sarà ulteriormente inasprita con il decreto appena approvato dai Senatori di PDL e Lega.

A questo punto le soluzioni per l’A.T.O. di Lecco non sono molte e sono tutte dolorose.

Qualora si scegliesse l’affidamento in house - che l’Autorità d’Ambito lecchese sembra aver valutato come non percorribile – e ammesso che questa sia ancora possibile con il decreto Ronchi e la sentenza della Corte, la società pubblica affidataria si ritroverebbe nelle condizioni che impongono la progressiva cessione di quote di capitale pubblico ai privati, sino a scendere al 30%.

In alternativa si dovrebbe bandire una gara che metta sul mercato non solo il servizio di erogazione ma anche la gestione di reti/impianti, togliendo ai comuni la possibilità di gestire direttamente le risorse per gli investimenti derivanti dalla tariffa per migliorare e sviluppare le strutture.

L’altra scelta possibile è una non-scelta, lasciando tutto bloccato nelle condizioni attuali in attesa di ulteriori modifiche normative o del possibile referendum abrogativo delle norme nazionali, con società pubbliche che nel frattempo gestiscono un servizio fondamentale con tariffe inadeguate a coprire i costi e senza possibilità di investimenti per l’ammodernamento e lo sviluppo.

Occorrerà valutare bene la sentenza della Corte Costituzionale per capire se c’è qualche spazio per scelte diverse, ma c’è da essere poco fiduciosi.

 

 

Marco Molgora



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