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Aveva adocchiato la connazionale in un call center dov’era andata per chiamare i parenti in Marocco. E dopo qualche inutile avance l’avrebbe insultata e strattonata. La donna però non si è lasciata intimidire nonostante anche le presunte minacce rivoltele dal connazionale e ha chiamato i carabinieri, ai quali ha poi presentato denuncia per violenza privata. E questa mattina S. B., assistito dal difensore e da un interprete è comparso in tribunale a Lecco. La vicenda risale al 2007. La ragazza, allora venticinquenne, si era recata al call center di Via Statale 11, di proprietà di un cittadino del Bangladesh, per telefonare ai propri parenti. Qui avrebbe incontrato l’imputato il quale avrebbe chiesto alla ragazza di poterle parlare. Questa però ha declinato l’invito defilandosi. Ritornata poco tempo più tardi alla medesima struttura , evidentemente per le stesse esigenze, la donna incontrava di nuovo l’uomo. Ma stavolta il fare da “gentleman” avrebbe lasciato spazio a quello incivile e minaccioso. La donna ha raccontato ai Carabinieri, intervenuti dopo 10-15 minuti sul luogo, di essere stata fermata dal connazionale che l’avrebbe afferrata al polso intimandole di restare e insultandola con frasi del calibro “sei una puttana” “sei una marocchina di merda” “sei una mia paesana, io di te faccio quel che voglio”, “se chiami i carabinieri io ti violento”. La donna, mostrando coraggio, ha chiamato ugualmente i militari i quali hanno poi fermato l’imputato, essendo quest’ultimo fuggito in seguito alla telefonata della ragazza. L’uomo all’epoca dei fatti, lavorava in un noto ipermercato della zona. Il giudice Paolo Salvatore ha rinviato il procedimento all’udienza del 30 giugno dell’anno prossimo invitando il Pubblico Ministero, il VPO dottor. Mascaro e il difensore a citare i propri testi.
Simone Bonfanti
