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Merateonline > Ci hanno scritto
Scritto Luned́ 24 maggio 2010 alle 19:47

Su democrazia e privilegi

La nostra forma di governo non si modella sulle costituzioni dei vicini ma, piuttosto che imitare qualcuno, siamo noi di esempio ad altri; il nome che le conviene è “democrazia”, in quanto il nostro stato non viene amministrato nell`interesse di pochi, ma in quello della cerchia più vasta dei cittadini. Nelle controversie private le leggi assicurano a tutti un`assoluta parità di diritti, mentre l`accesso alle cariche pubbliche dipende dalla stima di cui ciascuno gode per le capacità mostrate in qualche campo specifico più che dall`appartenenza a questa o quella fazione politica e, se qualcuno sprovvisto di mezzi è in grado di essere in qualsiasi modo utile alla città, la modestia delle sue condizioni non gli è di impedimento”. Sono, secondo Tucidide (La guerra del Peloponneso II, 37), parole pronunciate da Pericle ne 430 a.C.: l`accenno alla possibilità aperta a chiunque di concorrere alle cariche pubbliche era legittimato dall`introduzione, avvenuta 30 anni prima, della loro retribuzione. Tale antica conquista democratica fu recuperata nel nostro paese dal quarto governo Giolitti solo nel 1911. Adesso, per ora sporadicamente, si comincia a rimetterla demagogicamente in discussione. Succede anche da noi: forse qualcuno ricorderà un messaggio in cui Antonio Colombo, allora candidato consigliere alle elezioni comunali di Calco, sosteneva che sarebbe stato “un buon giorno per la democrazia italiana” quello in cui la rinuncia preventiva agli emolumenti previsti dalla legge dovesse diventare un presupposto necessario per vincere le elezioni (Merateonline, 17 Marzo). Ancora oggi torna all`attacco un non meglio identificato M. B. (che ovviamente non ha nulla a che fare con me), pretendendo, sempre che io sia all`altezza di interpretare correttamente la sua ardua sintassi, che “il sindaco di Galbiate avrebbe anche potuto dimettersi se avesse ritenuto il caso” che l`esercizio delle funzioni affidategli dagli elettori compromettesse per lui la prospettiva di una pensione appena dignitosa. Forse l`ignoto lettore rimpiange i tempi in cui le cariche pubbliche erano accessibili solo a chi disponeva di un patrimonio sufficiente a vivere senza lavorare. In ogni caso gli consiglieri di fare attenzione: prima della riforma elettorale del 1912 il voto non era precluso nel Regno d`Italia solo ai meno abbienti, ma anche agli analfabeti. Non sono certo io a negare che certi inaccettabili privilegi di cui i politici italiani godono da tempo, di diritto o di fatto (nei confronti per esempio del codice della strada, tanto per alludere a qualche episodio recente), costituiscano uno scandalo che contribuisce a minare la nostra democrazia, ma le reazioni qualunquistiche, non di rado pilotate ad arte dai mezzi di disinformazione di massa (tra i quali rincresce dover annoverare a volte anche La Repubblica), non rappresentano certo un danno minore. Non per caso il discorso di Pericle con il quale ho voluto aprire queste riflessioni, che l`attore Paolo Rossi, ospite nel 2 003 di Paolo Bonolis, avrebbe voluto declamare ai microfoni di Domenica In , venne prontamente censurato dalla RAI. Evidentemente a qualcuno quelle parole facevano ancora paura 24 secoli dopo, forse anche perchè l`antico statista prosegue citando poco più in là tra le glorie di Atene il fatto che la sua città non avesse mai cacciato dal proprio territorio nessuno straniero ... meditate, gente, meditate.


Michele Bossi



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