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Scritto Venerd́ 28 maggio 2010 alle 19:35

Infermieri: quattro domande e qualche
riflessione da ex Presidente di scuole e da
paziente di diversi ospedali

Merate

Caro Direttore,

voglio anch'io dire la mia sulla questione ?infermieri? sollevata sul suo giornale da Gino Sala ed altri sia perch? sono stata paziente per patologie complesse in diversi ospedali sia perch? sono stata Presidente per molti anni delle vecchie Scuole Infermieri.

Innanzitutto quattro domande:

1.?come mai non ci sono infermieri professionali per l'assunzione presso gli ospedali?

2. come mai ce ne sono invece in Cooperative ?

3. le Universit? lombarde hanno programmato e richiesto un numero adeguato di posti di infermieri per la nostra Regione?

4.?l'assessorato alla sanit? regionale ha avanzato proposte al Governo in tal senso?

Ecco, se alle ultime due domande (che i nostri rappresentanti istituzionali sia nazionali che regionali avranno sicuramente gi? posto nelle rispettive Assemblee) Universit? e Regione rispondono che ?hanno provveduto a fare la loro parte, ma che non ci sono state iscrizioni sufficienti ai corsi universitari allora capisco la necessit? di utilizzare ogni mezzo per dare continuit? assistenziale ai nosocomi lecchesi e lombardi.

Se cos? fosse, allora penso si debba incentivare l'accesso a questa professione magari con un assegno di studio che consenta la frequenza ai corsi universitari per infermieri soprattutto a coloro che non possono permettersi di essere a carico della propria famiglia per ulteriori tre anni dopo il diploma e questo a prescindere dalle regole universitarie di esenzione dal pagamento delle tasse di frequenza oggi in vigore.

In passato, quando mancavano infermieri, l'Ospedale di Merate e gli altri hanno provveduto non solo a dare un incentivo economico agli allievi, ma anche a dare la necessaria ospitalit? a quanti non abitavano vicini alla Scuola.

Se invece Universit? e Regione non hanno saputo (o voluto) programmare per tempo quali e quanti fossero gli infermieri necessari alla Lombardia per garantirne il turnover per cui, oggi, gli infermieri che si diplomano sono inferiori al fabbisogno, ecco che c'? da chiedersi se si tratti di una grossolana incompetenza degli organi preposti a tale programmazione o se invece non si sia voluto scientemente utilizzare la difficolt? di avere infermieri professionali per ?ridurre dapprima i posti letto per procedere poi alla chiusura di alcuni ospedali.

Ma veniamo alle prime due domande: se le Cooperative hanno gli infermieri necessari o li pagano meglio (ma non penso che lavorino in perdita) o utilizzano infermieri che per svariati motivi non vogliono essere assunti a tempo pieno (pensionati? et? avanzata? possibilit? di effettuare tempi di lavoro pi?? rispondenti alle proprie necessit??)

In ambedue i casi occorrerebbe dapprima un controllo serio da parte dei ?corpi sociali? e delle organizzazioni sindacali e successivamente una verifica se anche il cosiddetto pubblico non possa permettersi la stessa flessibilit?, magari introducendo contratti di tipo privatistico e sperimentando se e come migliora la situazione.

Per fare questo occorre che tutti svolgano con onest? intellettuale la propria funzione perch? la salute ? un bene primario e non dobbiamo consentire che prevenzione e cura delle malattia soggiacciano alle sole leggi di mercato.

In ogni caso noi cittadini dovremmo far sentire la nostra voce dapprima attraverso i nostri Sindaci e poi anche utilizzando con altre iniziative.

Da paziente ho potuto verificare la splendida ed efficace assistenza infermieristica dei reparti di Ginecologia degli Ospedali di Padova e di Monza il cui personale (credo anche e soprattutto grazie ai rispettivi Primari e delle Caposala) era attento, puntuale alla chiamata del paziente, rispettoso delle sue necessit? non solo sanitarie.

Ricorder? sempre le domande della Caposala di Padova nel giro mattutino di visita: ?questa notte ha dovuto chiamare l'infermiera? Dopo quanto tempo dalla chiamata si ? presentata al suo letto? Ogni quanto ? venuta a controllarla??

Ecco, io credo che non basti una cultura di base solida a fare un buon infermiere od un buon medico, ma serve innanzitutto l'esperienza ed il controllo di chi ?sta sopra?.

Come in ogni lavoro dove la risorsa umana ? essenziale ed insostituibile

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Giliola Sironi

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Casatenovo, 27 maggio 2010



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