“LAVORARE CON CURA”. È questo il titolo della mostra fotografica che da martedì 1° giugno sino al 14 sarà allestita presso la hall dell’Ospedale di Merate. Si tratta di un racconto per immagini del lavoro infermieristico presso i tre presidi ospedalieri di Lecco, Merate e Bellano: al centro di questo viaggio realizzato dal fotografo milanese Maurizio Brera, i contenuti, la qualità, le innovazioni dell’assistenza e della cura.
E’ in stampa una pubblicazione che raccoglie un’ampia selezione del repertorio fotografico raccolto e organizzato nella mostra. Di seguito alcuni brani dei testi che introducono le immagini scattate, redatti dal direttore generale dell’ Azienda ospedaliera Ambrogio Bertoglio, dalla direttrice del Sitra Anna Cazzaniga, del responsabile ufficio stampa aziendale Antonio Urti e del fotografo Maurizio Brera.
“(…) Mi trovo sempre più spesso a raccontare la storia dei tre scalpellini. Tanto tempo fa, all’interno delle mura di una città era aperto un operoso cantiere. Mucchi di mattoni, sabbia, pietre squadrate, tavole da costruzione…tanti operai al lavoro. Sullo sfondo alte impalcature che lasciavano intravedere una slanciata costruzione ancora incompleta. Tre scalpellini stanno lavorando con mazzetta e scalpello. Arriva da lontano un viandante. Chiede al primo scalpellino: “cosa stai facendo?”. Risposta dura, un po’ irritata: “non vedi, sto spaccando pietre …sudore e calli, è una dannazione”. Stessa domanda al secondo scalpellino. Risposta : “sto scolpendo una statua, se non lavoro, non porto a casa la pagnotta per i miei figli”. Anche al terzo scalpellino viene posta analoga domanda. Questi si alza, guarda in faccia il suo interlocutore, indica l’impalcatura alle sue spalle e con voce convinta risponde : “partecipo alla costruzione di quella cattedrale”. Tutti e tre facevano lo stesso lavoro, ma le risposte riflettevano un atteggiamento diverso. Anche il terzo faticava e sudava, anche lui aveva bisogno dei soldi per vivere, non era un santo…ma un realista: sapeva a cosa serviva il suo lavoro. Con l’orgoglio e la fierezza di partecipare alla costruzione di un’opera bella e utile , com’era per lui ,la sua cattedrale, dentro le difficoltà, le tensioni, la fatica, le contraddizioni di tutti i giorni. Le fotografie di questo libro sono proprio belle; sono volti franchi, aperti. Dicono senza ambiguità una convinzione: l’ospedale è la nostra cattedrale”.
Ambrogio Bertoglio
“Roberta, Denise, Silvana, Domenico, Marco … e tanti, tanti altri ancora sono gli infermieri che si incontrano o si possono incontrare nei nostri ospedali, a Bellano, Lecco e Merate. Sono donne e uomini che hanno scelto di dedicare la loro professionalità alle tante persone che per i loro piccoli e grandi problemi di salute vengono in ospedale. Stanno accanto a chi è appena nato, a chi è arrivato al traguardo della vita, a chi è incosciente, a chi lotta per sopravvivere, a chi è solo, a chi attende di conoscere …. Prendersi cura del paziente è il loro “mestiere”: ascoltano le sue esigenze, lo aiutano a camminare, a trovare la posizione più adatta (a stare comodo), a mangiare, a riposare, a curare la sua igiene personale, ad affrontare l’intervento chirurgico, ad assumere le medicine. Il loro sguardo incontra il suo, le loro mani lo toccano, la loro storia e la loro vita diventano parte del suo ricovero e della sua malattia. Ogni giorno animano l’ospedale e insieme a ostetriche,medici, fisioterapisti, operatori di supporto,tecnici e ausiliari… e tutti sono orgogliosi di lavorare per lui! Ci sono a tutte le ore, di giorno e di notte, tutti i giorni dell’anno e con loro si crea un legame speciale, un rapporto continuo e profondo: sono gli infermieri!”.
Anna Cazzaniga
“Un racconto per immagini questo Lavorare con cura , dedicato ai valori e alle idee della professione infermieristica, alle ragioni e alla passione di quei professionisti della cura e dell’assistenza che sono parte integrante e nodo fondamentale della rete della salute. Un racconto affidato alla macchina fotografica di Maurizio Brera, ad un obiettivo discreto, ma anche intrigante, che scopre senza pre-giudizio ciò che vede, che narra e basta, senza fronzoli, senza pose. Quale condizione migliore per cogliere il sentimento e l’arte della cura! C’è tanto nello svolgimento icastico del fotografo: uno sguardo sorpreso, un sorriso nascosto, una fisicità quasi grave, azione e premura che non tradiscono mai preoccupazione ma vicinanza. Certo, ognuno e ognuna si portano dietro il proprio mondo privato e domestico, ma è come se fosse messo tutto fra parentesi , quando si ha a che fare con la malattia e la sofferenza del paziente, il dolore e l’ansia dei familiari. (…) I soggetti delle immagini di Brera, anche quando fissano l’obiettivo, vivono in libertà quello che fanno e sono, comunicano il proprio lavoro per quello che è: anche stanchezza , fatica, chiaro-scuro. (…) Le fotografie mi pare che confermino ciò che un grande architetto spiegava, un secolo fa: “per fare le cose bene – con cura, potremmo dire noi – è necessario , innanzitutto l’amore per esse”.
Antonio Urti
“Sono nato a Milano. Dopo aver conseguito nel’70 il diploma E.N.A.L.C (Scuola di fotografia con G.Castagnola e Giancolombo) , mi reco a Londra dove frequento il Royal Art College. Torrnato in Italia divento assistente di numerosi fotografi italiani. Freelancer dal 1974 , mi specializzo in immagini pubblicitarie,moda e still- life. Dal 1980 collaboro con Photo e le riviste del gruppo Publimedia. Negli anni ’90 inizio la collaborazione col gruppo editoriale Il Mio Castello, partecipando alla nascita di diverse testate: fra esse, Il Fotografo, Il Mio Computer, Computer Magazine e , attualmente, Il Mio Vino. L’incontro col Dr. Urti e la Dr.ssa Cazzaniga, dell’Azienda Ospedaliera di Lecco, porta alla realizzazione della documentazione fotografica del ”duro, difficile e sconosciuto lavoro dell` INFERMIERE”. Ringrazio Tutti per la loro collaborazione. Ho cercato di raccontarli, gli infermieri dei tre ospedali dell’Azienda Ospedaliera, così come sono, per quello che fanno e per la Loro enorme umanità. Un momento di vita, un attimo colto al volo. Senza retorica,senza atteggiamenti blasè”.
Maurizio Brera